14 maggio 2010

Linguaggio dei segni e tilt comunicativo


Mi rendo conto quanto sia presuntuoso voler parlare nello stesso blog dell'utilità di CF, metodo IPM e linguaggio dei segni. Ma quando dopo anni di lavoro ci si rende conto che i propri ragazzi quando stanno male vanno in tilt comunicativo... , e di fatto manca la comunicazione che permette loro sia di tranquillizzarsi sia di poter esprimere il disagio, ogni strategia è buona.
Quanto è difficile se non impossibile portare i nostri ragazzi alla tastiera quando stanno male? E dato che è proprio in quei momenti che ci sentiamo più frustrati e impotenti, è sempre stato un chiodo fisso per me cercare una strategia, per far si che mia figlia , nonostante il momento difficile , avesse uno strumento acessibile per comunicare.
Per questo ritengo che nei momenti di "tilt comunicativo" siano molto più efficaci sia il metodo IPM che il linguaggio dei segni, anche se preferisco quest'ultimo.
Il metodo IPM si basa principalmente sull'indicare autonomamente, e tanto più i ragazzi riescono ad addestrare il proprio movimento volontario , meglio riescono ad avere padronanza di sè. Con il metodo IPM si può raggiungere l'autonomia di scrittura, ma quello che ci interessa in un contesto di "tilt comunicativo" è che il ragazzo riesca almeno ad indicare il SI o il NO a domande che noi gli facciamo. Questo è davvero importante in tutte le situazioni critiche e alcune situazioni possono esserlo davvero molto, o possono essere particolarmente importanti, come una visita medica, una visita oculistica ecc.....
E ancora abbiamo il linguaggio dei segni, che preferisco perchè quando mia figlia ha iniziato ad imparare i segni e a memorizzarli i segni hanno iniziato a far parte di lei come le parole che ha in testa. E' lo strumento più vicino alla parola, perchè quello che si muove sono le mani che fanno parte di noi quanto la bocca.
Ho visto che quando non riesce a prendere l'iniziativa e chiedere o esprimere quello di cui ha bisogno come fa di solito, mi basta dirle "fai il segno" e subito lei riesce ad esprimersi.
Faccio un esempio banale, che non è una visita medica o oculistica... E' al bagno, usa più carta igienica del solito e la carta finisce. Non può alzarsi, e ne ha bisogno. Quando va male inizia un lamentio che per noi è chiaro ma non vogliamo che sia il lamentio il suo canale di comunicazione. Da fuori del bagno dico "chiamami almeno come si deve"! allora esce "mamma" con la voce (una delle poche parole che è riuscita a tenere). Poi vado da lei e anche se mi è chiaro di cosa ha bisogno, le chiedo "di cosa hai bisogno? fai il segno", e lei fa il segno per "carta igienica".
E' un lavoro quotidiano, e come per questo , ci sono tantissimi esempi durante il giorno. La soddisfazione è enorme. E' la soddisfazione di farsi capire. Ci arriviamo lostesso al fatto che ha bisogno di carta igienica, ma così, c'è comunicazione. Sappiamo quanto deve essere frustrante avere a disposizione pochi suoni vocali, sempre molto simili, e con quei pochi suoni vedere la gente intorno (noi) che una volta ti da il bicchiere, un'altra volta ti chiude la finestra.
Perchè non si può dover sempre scrivere sulla tastiera quello di cui si ha bisogno.....

2 commenti: